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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: ”Euridice” – Roberto Vecchioni
Bentornati su Calza a pennello!
Oggi unirò la mia adorazione per la canzone consigliata -sentitevi liberi di criticare i miei gusti, se volete. Ma sappiate che state criticando anche se parzialmente anche i vostri, visto che a me piacciono quasi tutte le canzoni- e il nostro caro amico Il Ventriloco.
Come?
Parlando – di nuovo- di mitologia, ovviamente. –Ormai dovreste aver fatto il callo-. Prima che possiate dire qualcosa, vi ricordo che la maggior parte della mitologia romana deriva da quella greca e il restante, molto probabilmente, da altre popolazioni del luogo. Per cui queste divinità erano venerate anche qui da noi e dei loro luoghi di culto, l’Italia, ne è piena.
Lasciate quindi che vi presenti … – apertura del sipario prego– …
Immortali fanciulle, leggiadre, serene e bellissime, le ninfe sono divinità della natura che hanno un ruolo molto ricorrente nella mitologia. Molto famose, come figure, nonostante evitassero il più possibile di farsi vedere dagli esseri umani e preferivano essere riservate e pudiche.
Gioiose ed eteree nei loro vestiti leggeri, facevano spesso parte dei cortei degli dei collegati alla natura, come Dioniso, Pan ed Artemide; in quanto loro stesse rappresentavano la forza vitale e la potenza della natura.
Quando si pensa alle ninfe, generalmente, compaiono nella mente giovani donne acquatiche; ma non è ne corretto nè giusto: esistono tantissimi tipi di ninfe, perché esistono tantissimi tipi di aspetti della natura. tra i principali tipi vi sono le Auree, ovvero quelle delle nuvole e dei venti; le Oreadi, l’incarnazione delle montagne; le Nereidi, le ninfe dei mari; le Naiadi, quelle delle fonti; e le Amadriadi, quelle degli alberi.
Parlarvi della celebre Dafne mi sembra scontato: nonostante la sua sia una storia tragica, essa è stata ripresa fin troppe volte. Potrei parlarvi di Euridice ed Orfeo, ma ci sta già pensando Vecchioni; mentre di Teti lo sapete, no? Diede alla luce il mitico Achille.
Per cui direi di parlare di Eco –si, quello delle montagne-. Era un’oreade molto pettegola e Giove decise di sfruttare questa caratteristica a suo vantaggio. Fu così che la povera ninfa si ritrovò ad intrattenere Giunone mentre il marito di questa si divertiva con qualche amante. Ma, visto che l’inganno venne scoperto, la dea punì Eco, costringendola a poter parlare solo per ripetere le ultime parole da lei udite. La storia della ninfa non finisce qui, però: si innamorò di Narciso, ma non potendo confessarsi finì solo per innervosirlo e fu scacciata. Si rifugiò così tra le montagne, dove pianse fino a consumarsi e far restare di se solo la voce. Ovviamente Narciso non rimase impunito: Nemesi, la dea della vendetta, lo portò davanti ad uno specchio d’acqua deove il giovane si innamorò di se stesso e morì di fame. Conclusione?
È tutta colpa di Zeus.
Egeria invece appartiene ad un mito totalmente romano. Ninfa delle acque sorgive (le Camene), fu amante, consigliere e moglie di Numa Pompilio, contribuendo all’ideazione di leggi rivoluzionarie. Ma quando il suo amore morì, decise di sciogliersi in lacrime, dando vita ad una fonte alla quale ci si può ancora abbeverare.
I Ninfei, come suggerisce il nome, erano luoghi, vicino all’acqua, dedicati ad una o più ninfe.
Vi erano spesso fontane e vasche attorno alle quali si poteva banchettare con gusto e a volte erano opere pubbliche alla fine di acquedotti o cose del genere.
Esistevano però anche ninfei privati, ovvero sale con un’edicola dalla quale sgorgava acqua fresca.
Queste costruzioni vennero ripresi in molte epoche successive, per sale private e giardini.
E voi conoscete altre storie di mitologiche creature come le Ninfe?
Written by: Aurora Vendittelli
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