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Cultura

Caligola: un pazzo o uno stratega?

today25 Ottobre 2021

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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Crazy” – Gnarls Barkley

Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico è stato un giovane uomo che avremmo dovuto scordare, ma ha segnato così tanto in profondità la storia, che ciò non è stato possibile. Anche se noi lo ricordiamo con un nome diverso: Caligola.

E sappiamo tutti quanti perché.

Era un pazzo che in altri tempi sarebbe stato rinchiuso in manicomio, o almeno così la storiografia successiva ce lo ha descritto.

Ma era veramente così?

Era tutto un gioco

Il regno di terrore ha inizio pochi mesi dopo l’inizio del principato di Caligola, dopo essere guarito da un malanno a noi sconosciuto. Anche se originariamente era stato acclamato sia dal popolo che dal Senato.

Durante la sua malattia, la maggior parte delle persone credevano che sarebbe morto e si allontanarono da lui. Quando si riprese, reagì di conseguenza.

Una di queste risposte fu la decisione di mettere in ginocchio il Senato con una strategia denigratoria, che gli storiografi hanno usato per provarne lo squilibrio mentale.

Far sudare i senatori

Come c’era da aspettarsi, i senatori avevano posti privati e migliori prenotati per loro negli spettacoli di ogni tipo.

Caligola decise di privarli di questo privilegio.

Immaginate che divertimento per l’Imperatore vedere i senatori sgomitare insieme alla gente comune per conquistare i posti migliori. E a migliorare ancora di più c’era la consapevolezza che se non ci fossero riusciti, si sarebbero dovuti sedere assieme a schiavi e liberti.

Oltre ai posti prenotati, era costume che i nobili portassero toghe lunghe fino alle caviglie e che quelle corte, che spesso (come le prime) possono essere viste nei film, erano indossate dagli schiavi.

Bene, Caligola li obbligò con uno stratagemma ad indossare il secondo tipo di veste.

Come fece?

Beh, discuteva con loro di questioni di stato mentre veniva trasportato in portantina, così che fossero costretti ad inseguirlo e per farlo una veste lunga era scomoda  e poco pratica.

Un’altra volta invece li fece sudare freddo – ma talmente tanto che sulla loro pelle si formavano direttamente i polaretti-. 

Durante una festosa cena, Caligola trattò come ospite d’onore il suo cavallo, Incitatus. L’Imperatore amava i cavalli e l’ippica e quindi, Incitatus era sicuramente un cavallo degno di essere lodato, ma non fino a quel punto.

Quando qualcuno chiese il motivo di quel trattamento, Gaio Cesare rispose che intendeva farlo console.

In realtà era solo una burla ed una vera e propria freccia di balestra metaforica contro i senatori, che si sarebbero fatti amputare gli arti pur di diventare consoli.

Le dimostrazioni di potere

Furono due le sfide di potere di Caligola al Senato che urlavano “Io sono l’Imperatore e ho più potere e ricchezza di tutti voi messi insieme. Di voi, io, non ho bisogno.” : Il ponte di Baia e le navi di Nemi.

Ma andiamo con ordine.

Gaio Cesare aveva bisogno di una vittoria militare, così andò in Britannia, per conquistare l’isola che oggi è l’Inghilterra. Ma arrivato lì, l’Imperatore costrinse i soldati a marciare contro l’oceano e poi a raccogliere conchiglie.

Per quale motivo?

In seguito, quando un altro princeps ci provò, le legioni si ammutinarono e ci vollero 2 settimane per convincere i soldati ad imbarcarsi. Caligola aveva capito che, visto che per i soldato il mondo finiva li, l’esercito non si sarebbe imbarcato e bisognoso di una vittoria, non aveva bisogno di un’ammutinamento. Una rivolta delle legioni avrebbe causato il ricorso alla decimazione, una legge romana che stabiliva che un decimo di ogni legione che si fosse ribellata, sarebbe stata decimata; e un massacro del genere non avrebbe favorito la fama dell’Imperatore.

Per cui, decise che era soddisfatto del suo tentativo di conquista dell’Oceano, rafforzò i confini e tornò a Roma, aspettandosi il Trionfo meritato.

Il Senato non glielo concesse –grande errore-, quindi Caligola fece schierare tantissime navi nel porto di Baia, una città romana oggi sommersa, e ne fece un ponte che usò per far sfilare nella sua parata del Trionfo, sotto gli occhi della nobiltà e dei senatori.

Il popolo gioì della grande festa, ma l’alta società tremò di paura ad una tale dimostrazione di potere: una giornata e Caligola aveva gettato nel caos più totale un’intera città, senza bisogno dell’appoggio di nessuno.

Una dimostrazione di potere simile accade a Nemi, dove Caligola fece costruire due imbarcazioni talmente grandi da non far vedere l’altra riva del lago.

Una era una nave-tempio, con colonne e mosaici e tutto il resto e talmente grande da richiedere un minimo di 25 coppie di rematori per lato; mentre l’altra era una nave-palazzo a dir poco enorme.

Volete un’equivalenza moderna?

La prima era grande quanto 5 campi da tennis, uno affianco all’altro e adiacenti tramite i lati lunghi; come ci racconta Alberto Angela:

In ogni caso, quando Caligola fu condannato alla damnatio memoriae dopo la sua morte, quelle incredibili navi furono affondate. Ma, come l’uomo che le fece costruire, mai dimenticate e leggende sul loro conto e sul lago iniziarono a circolare.

Adesso, sapendo tutto questo, per voi era un pazzo?

Written by: Aurora Vendittelli

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