Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Cosa mi manchi a fare” – Calcutta
Calcutta è, semplicemente, Edoardo D’Erme, un ragazzo di Latina appassionato di Dalla, Battisti, ma interessato anche un po’ al Brasile. Un cantautore che, quasi da un giorno all’altro, si è ritrovato ad essere incredibilmente famoso. Non che il suo intento non fosse quello, anzi. È solo che lui il successo non lo vuole, o forse non lo sa gestire. Probabilmente ciò è dato dal suo carattere schivo, solitario, che non lascia trasparire nulla. O magari no.
È difficile parlare di Calcutta, come è difficile parlare della sua musica, della sua esplosione nei cuori di tutti noi. Di quelle parole che, inizialmente, sembrano solo sconnesse, senza senso, buttate lì per caso. Poi parte un altro ascolto, un terzo, un quarto… e ogni verso ha un significato ben preciso, un misto di tristezza e quotidianità che sa colpire.
Oggi, 19 aprile, è il suo compleanno. E non vogliamo commentare tanto la sua arte quanto il percorso artistico, che è completamente fuori dagli schemi. Un inizio come pubblico televisivo, poi un duo, e poi il percorso da solista. Un’ascesa cominciata da Mainstream, album creato con il supporto di Niccolò Contessa de I Cani. Era il 2015 e la musica italiana, con lui, ha accolto ufficialmente l’indie pop.
Cosa mi manchi a fare
Una vera e propria hit, con passaggi costanti in ogni radio e condivisa su ogni social, con innumerevoli visualizzazioni del videoclip. E perché? Perché Cosa mi manchi a fare, oltre ad essere una bella canzone, ha il ritmo giusto, un motivetto che rimane in testa, ed anche un testo importante. Come al solito i giri di parole calcuttiani tra “ricordami le olive sono buone, mi mangerò un gelato con il tuo sapore” a “volevo solo scomparire in un abbraccio“. E poi ci sentiamo tutti più confortati.
E non mi importa se non mi ami più E non mi importa se non mi vuoi bene Dovrò soltanto reimparare a camminare Dovrò soltanto reimparare a camminare Se non ci sei tu, uh
Una storia d’amore finita. Come si supera una delusione? Ci si circonda di cose. Una nuova vita piena di elementi, di frasi fatte, persone, che però, in realtà, non bastano. “E allora dimmi, che cosa mi manchi a fare“. Si cercano risposte ma non se ne trovano, e l’esigenza è solo una: un abbraccio che possa liberarci da noi stessi.
Calcutta, molto spesso, è sottovalutato. I suoi testi sono assurdi e sembrano non avere un fil rouge. In realtà ce l’hanno, e questa è una verità sempre più assodata. È forse anche per questo che lui ha cambiato irrevocabilmente il pop, diventando idolo e modello per tutti i nuovi emergenti. Un bel fenomeno.
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