fbpx
play_arrow

keyboard_arrow_right

skip_previous play_arrow skip_next
00:00 00:00
playlist_play chevron_left
volume_up
chevron_left
  • play_arrow

    Young ASCOLTA LA DIRETTA

  • play_arrow

    Deep

  • play_arrow

    Relax

  • play_arrow

    Passion

Cinema e TV

Blackkklansman: la banalità dell’odio

today30 Settembre 2018

Background
share close

Blackkklansman è un film del 2018 diretto da Spike Lee e tratto dal libro “The Black Klansman”, che racconta la vera storia di Ron Stallworth, primo poliziotto di colore a Colorado Springs e unico afroamericano riuscito ad infiltrarsi nel Ku Klux Klan, e a diventarne un capo.

Il film ci catapulta nel 1970 insieme a questo agente in servizio, costretto a sottostare ad angherie ed insulti razzisti di ogni tipo. Tutto ciò accade fino quando non viene trasferito in un altro reparto, dove ottiene il compito di entrare sotto copertura in un comizio di suprematisti neri per sentire se abbiano effettivamente dei piani eversivi.

Già da subito notiamo l’abilità di Spike Lee di rappresentare in modo realistico la “banalità dell’odio”: protagonisti assoluti sono gli insulti gratuiti, i preconcetti e i pregiudizi.
In questa Colorado Springs, infatti, il razzismo è talmente radicato da essere normale amministrazione di tutti i giorni: niente affatto un problema.

Nel momento in cui Ron Stallworth inizia il suo lavoro sotto copertura nel KKK, aiutato dal suo collega Philip Zimmerman, il film sembra prendere due pieghe ben diverse: da una parte seguiamo le vicende del Klan e dei suprematisti bianchi; dall’altra abbiamo i suprematisti neri, che nel cercare di veder riconosciuti i propri diritti, finiscono per sfociare nell’assoluto disprezzo per l’establishment e la polizia, come se essere neri e cittadini americani non siano due realtà che possano convergere.

La pellicola prende continuamente in giro tutti: bianchi, neri, ebrei, gay…nessuno viene escluso in questo thriller poliziesco che si prende in giro da solo per 120 minuti su 135.
Negli ultimi 15 minuti finali, infatti, Spike Lee decide che non è più il momento di ridere: ci mostra le immagini vere delle manifestazioni alt-right e degli scontri promossi dal movimento “black lives matter”, arrivando perfino alla tragedia di Charlottesville, città in cui un auto si fionda in corsa sui manifestanti, uccidendo tre persone.

Il film si chiude con un fermo immagine sulla bandiera statunitense: a testa in giù, a rappresentare l’angoscia del popolo americano per il suo destino, e in bianco e nero, per mostrare due anime dello stesso grande paese.

Written by: Pasquale Pollinzi

Previous post

Cultura

Il cappotto, di Nikolaj Gogol’.

Di cosa parla. Leggere è cibo per la mente. Ma non è sempre necessario fare scorpacciate di grossi volumi scritti fitti fitti e densi di periodi complessi, per trarre dalla lettura un corretto apporto calorico per la nostra materia grigia. Anzi, in alcuni casi, si potrebbe affermare che acquisisce maggior pregio quel libro in grado di arrivare dritto al cuore del lettore, arricchendolo di qualcosa, che sia un’emozione, una riflessione, […]

today29 Settembre 2018

Post comments (0)

Leave a reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0%