Negli ultimi anni, decine di studi e ricerche si stanno susseguendo senza sosta con un obiettivo comune, quello di capire se la famigerata carne sia o non sia salutare; le risposte, in generale, purtroppo sembrano confermare che un’alimentazione eccessivamente basata su gustose, succulente bistecche, polpette, hamburger e affini, comporti una serie di pericoli di vario tipo: a livello personale, aumenta il rischio di obesità e malattie cardiovascolari; a livello globale, l’allevamento intensivo di bestiame che deve soddisfare i gusti di un numero in perenne crescita di consumatori, prosciuga un quantitativo esorbitante di risorse, terreni, energia ed acqua, senza poi contare le emissioni di CO2 e gas serra nell’ambiente.
D’altro canto, però, anche mettendo da parte l’aspetto altamente personale del gusto unico che la carne possiede, noi abbiamo bisogno di introdurre un corretto apporto di proteine nel nostro organismo.
Sotto l’egida di Leonardo di Caprio e Bill Gates, è nato un nuovo tipo di alimento, una compagnia, e per alcuni una filosofia di vita che sta riscuotendo, nonostante esista da pochi mesi, un successo planetario: il suo nome è Beyond Meat, la carne al gusto di carne, con la morbida consistenza della carne, l’inebriante profumo della carne, che la carne non l’ha mai vista nemmeno da lontano, essendo composta al 100% da proteine vegetali non OGM!
Potendo sintetizzare in una semplice frase le cento idee dietro a questo ambizioso progetto, potremmo dire: “Perché rinunciare al delizioso gusto delle proteine di origine animale, quando è possibile riprodurle in maniera fedele e altrettanto naturale, spendendo e soprattutto inquinando un decimo?”
Che dire, su questo fronte il ragionamento non fa una piega, tant’è che prodotti come The Beyond Burger e Beyond Sausage stanno andando a ruba nei supermercati di tutto il mondo (a partire da questo mese persino presso la catena italiana Esselunga), ma anche in punti di ristoro world wide quali Amazon.com e Kroger Co.
Le mire di Beyond Meat sono la produzione di nuovi piatti vegetali sui quali si sta lavorando alacremente (bistecche, pollo…), e la diffusione di tali novità sul mercato che siano aperte a tutti, e non solo alle possibilità economiche dell’alta borghesia, alla stregua di un bene di lusso non indispensabile.
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