Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Non si mangia una canzone” – Davide Shorty, DJ Gruff, Gianluca Petrella
È 17 aprile: sono passati 491 giorni dallo stop agli spettacoli e agli eventi. L’intera Italia è muta. Il settore della cultura definito spesso “inutile” e “non necessario” dalle classi politiche scende a Piazza del Popolo con l’associazione Bauli in Piazza.
Il baule simbolo della protesta racchiude un significato per gli addetti del settore molto più profondo di quel che si possa immaginare. Qualcuno potrà pensare che si tratti di una scelta di immagine. Qualcun altro, forse assiduo frequentatore di concerti, li avrà riconosciuti: sono gli stessi bauli che vengono scaricati dal team dell’artista, che contengono strumenti, attrezzature. Sono la concretizzazione dell’universo che c’è dietro le quinte. Quello che lo spettatore vede non è che il risultato di mesi di preparazione che coinvolgono molte più persone di quello che si crede. Ed è tutto lì, in quei bauli poggiati dietro le quinte.
Il governo Conte lo scorso anno descrisse quello che è a tutti gli effetti un lavoro -che muove il 15% del PIL- come un qualcosa di divertente e appassionante. Parole che suonano giuste e sacrosante se mosse da una persona qualsiasi, ma che se dette da una carica di stato assumono una connotazione di profonda superficialità. Sminuire un mondo che coinvolge molte più persone di quel che si pensa come se fosse l’amico al bar che fa sempre le battute giuste è irrispettoso. Soprattutto se uno degli slogan più in voga quando si parla di Italia all’estero è “un paese di cultura”. Retorica allo stato puro.
Giorgia Galassi, cantante romagnola e corista di Eros Ramazzotti, ha girato il mondo con la musica. Anche lei era tra i manifestanti.
“Ci tengo a sottolineare come la manifestazione sia stata organizzata in maniera ineccepibile. Si vede che ci sono dei professionisti che lavorano dietro le grandi macchine che stanno dietro i concerti e i teatri.” L’atmosfera di sabato scorso per lei è stata un “respirare nuovamente l’aria della musica. Lavorare nel mondo dello spettacolo è la nostra vita”
Ph: Elisabetta Lazzé
“Era ora di farci sentire”, evidenzia Giorgia “visto che con la scorsa manifestazione aiuti non ne sono arrivati. Sembra che ci prendano in giro.” È incredula al paradosso che si sta vivendo, dove si aprono gli stadi per gli Europei ma tutti gli altri aspettano. Molte persone si sono dovute reinventare: “Ho degli amici musicisti che adesso fanno i riders.”
Si sono dimenticati del nostro settore, che trovo che sia fondamentale.
L’Italia tiene così tanto alla cultura da non avere tutt’ora un piano di ripartenza del settore. Il 26 aprile non tornerà tutto come prima solo perché lo ha detto Franceschini. Per organizzare uno spettacolo ci vogliono mesi di preparazioni, accordi con le infrastrutture, e investimenti che sono già stati stanziati per il prossimo anno.
Le aperture contingentate non sono la soluzione: “Con 1/4 degli spettatori paganti un teatro non può fare uno spettacolo, va in perdita. Già veniamo da un anno difficile, di questo passo la ripartenza sarà davvero dura.”
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: "Fake Love" - Drake Oggi, con il mondo dell’informazione che spopola in ogni dove, le fake news mietono sempre più vittime. Lo sfortunato avvento della pandemia ha portato infatti al diffondersi di notizie false riguardo a temi come la nascita del virus o l’efficacia dei vaccini. Le fake news però, sebbene appunto molto diffuse in questo periodo storico, non sono un fenomeno prettamente moderno. […]
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