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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Com’è profondo il mare” – Lucio Dalla
Nascono le cantine subacquee, immerse nei fondali del mare per l’affinamento di vini, spumanti e liquori.
Le novità nel campo del food sono in continua evoluzione. In campo enologico poi ci si supera continuamente. L’ultimo trend riguarda le cantine subacquee in cui le bottiglie dei vini, grazie al movimento del mare, vengono cullate, se ne esalta il profumo, eliminando gli effetti dei solfiti e diminuendo l’acidità. Questo il parere degli esperti del settore che hanno avviato questo affascinante esperimento.
Naturalmente, prima di ufficializzare il processo di immersione vero e proprio, sono state fatte prove, esperimenti e tentativi di produzione. Andati tutti a buon segno a quanto sembra, tanto che sono state create numerose cantine sommerse in varie parti del mondo in cui si custodiscono vini che verranno venduti a prezzi più elevati in media del 30-40% rispetto alle bottiglie di pari livello affinate in normali cantine. Ma era immaginabile!
Era immaginabile anche che un’idea del genere facesse innamorare chef stellati, sommelier ed enologi che, intorno a questi prodotti, stanno creando ricette, degustazioni e menù speciali. E i più facoltosi appassionati stanno già facendo a gara per aggiudicarsi le prime produzioni. Anche perchè il fascino di queste “bottiglie sommerse” ha davvero qualcosa di speciale. Provate a immaginare le incrostazioni naturali depositate nel tempo sul vetro. Si creano autentici decori grazie agli organismi marini dei fondali che creano disegni e rilievi pari ad un‘opera d’arte.
Molti restort di lusso stanno inserendo questi vini fra le loro esperienza emozionali come l’Emerald Maldives Resort&Spa, sull’atollo di Raa, dove 378 bottiglie di Sangiovese proveniente dalle colline toscane sono già immerse in fondo all’oceano, a largo dell’isola privata in sui sorge la struttura. Ecologisti state tranquilli, perché la cantina subacquea è realizzata e posizionata in modo da non ostacolare il naturale sviluppo della barriera corallina.
I vini sono cullati a 30 metri di profondità per sei mesi, senza luce solare che possa filtrare e senza sbalzi di pressione che potrebbero snaturalizzarne il gusto. Ma il movimento delle onde non è solo qualcosa di “rassicurante” per le bottiglie, influisce attivamente nel sapore finale dei vini che diventa più setoso e raffinato. Si accentua la freschezza, aumenta il sentore dei frutti rossi e delle note floreali.
“L’invecchiamento subacqueo dei nostri vini limita l’impatto ambientale rispetto alla vinificazione puramente terrestre, limita le emissioni di CO2, riduce l’uso di risorse energetiche e, soprattutto fa si che il vino riposi e invecchi in maniera ottimale donando un risultato finale eccellente”. – Nash Kanyangarara, Head Sommelier di Emerald Maldives Resort&Spa.
La Toscana, per antonomasia terra di grandi vini, ha avviato il primo progetto a 35 metri di profondità al largo di Cala di Forno -nei pressi di Talamone- in cui sono attualmente custodite 9.000 bottiglie di vino rosso Terre di Talamo. Sono conservate a 16 gradi e sotto una pressione di 4,5 tonnellate. Chiuse in gabbie di ferro con tappi di vetro per evitare infiltrazioni che il sughero invece permetterebbe.
Dopo il letargo sottomarino le bottiglie vengono ripescate da sub specializzati, coperte e asciugate in cantina. Addirittura uno di questi sub professionisti, Andrea Montone, ha realizzato la sua cantina personale che ha qualcosa di magico in sé poiché si trova all’interno di un relitto, una piattaforma di petrolio affondata nel 1965 al largo di Ravenna. Ma di vini italiani che vengono trattati in questo modo ce ne sono molti, tutti da assaggiare, anche se hanno costi non sempre “avvicinabili”. Il primo liquore italiano per esempio sarà napoletano, a base di brandy e frutti di bosco e attualmente riposa a 20 metri sott’acqua nel Golfo di Napoli.
Ma c’è chi fa ancora di più. L’ultimo trend arriva dritto dalla Francia ed è quello di imbottigliare l’acqua di mare. Ovviamente dopo un processo di filtraggio e purificazione. A Parigi è in commercio ad oltre 3,5 euro al litro. Ma sotto al mare c’è anche altro perché vengono conservati in immersione anche alcuni cibi, come tonno e pomodorini in lattina. Senza contare che l’utilizzo dell’acqua marina è fondamentale per re-idratare il pesce prima della cottura. Per non parlare del “pane marino” fatto, appunto con l’acqua di mare.
Viene da pensare se, a causa del riscaldamento globale, non si guarderà in futuro ai fondali marini per creare delle vere dispense subacquee.
Written by: Redazione
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