Un ex neurochirurgo, ricordando i giorni del suo tirocinio, ci racconta di un giorno in cui stava camminando per le vie di Roma con un altro studente di chirurgia.
A metà della conversazione, il suo amico s’era fermato, evidentemente turbato. Erano arrivati a una viuzza laterale. Il giovane si stava agitando e continuava a guardare il nome della strada.
«Questa via» aveva detto poi «non è nello stradario.»
E infatti non c’era. Controllarono. L’aspirante chirurgo aveva una straordinaria memoria visiva. Senza alcuna ragione particolare, si era imposto – portandolo a termine – il compito di memorizzare l’intero stradario e la mappa di Roma. E ora si era imbattuto in una contraddizione. Avrebbe dovuto correggere un piccolo dettaglio nella mappa che aveva in testa, e questo sarebbe bastato a renderla superiore alla versione pubblicata.
Il suo problema, però (in ultima analisi l’ostacolo che gli sbarrò la strada alla carriera di neurochirurgo), era che i suoi poteri di visualizzazione erano sì eccezionali, ma solo in due dimensioni. Insieme ad altri attributi dell’intelletto e del temperamento, l’esercizio della neurochirurgia richiede una certa abilità di pensare a tre dimensioni.
Quest’uomo era come quel tal Quadrato, l’umile personaggio bidimensionale del romanzo satirico “Flatlandia: racconto fantastico a più dimensioni”, scritto nel diciannovesimo secolo da Edwin Abbott. Quadrato non ha alcuna idea dell’esistenza di una geometria che si spinga al di là del piano di Flatlandia finché una notte non viene visitato da Sfera, un essere proveniente dal paese delle tre dimensioni che gli appare come un circolo, cambiando magicamente forma. Non riuscendo a convincerlo con la sua spiegazione, Sfera strappa il suo umile conoscente da Flatlandia e lo scaraventa su Spacelandia, dimostrandogli che in realtà esiste un mondo di oggetti tridimensionali. È un’esperienza rivelatrice, che trasforma la vita di Quadrato. Naturalmente, però, al suo ritorno in patria, egli fallisce miseramente nel tentativo di convincere i suoi concittadini dell’esistenza di questo altro modo e i Preti di Flatlandia (che sono dei Circoli) lo condannano come pericolosamente eretico.
La mappa del cervello che l’aspirante chirurgo aveva costruito nella propria mente mancava della necessaria terza dimensione. Egli non era in grado di abitare nella metropoli del cervello nel modo in cui dovrebbe poterlo fare un neurochirurgo.
Quanto alla neuropsicologia, è probabile che essa necessiti di quattro dimensioni. Come minimo.
E voi, quante dimensioni siete in grado di visualizzare?
Di Andrea Valitutti
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