In questi giorni vi sarà sicuramente capitato di ascoltare “Tutto molto interessante”, il nuovo singolo di Fabio Rovazzi che sta bissando l’enorme successo di “Andiamo a comandare”.
E sicuramente vi sarete anche chiesti il motivo di così tanto clamore intorno ad un brano che, in fin dei conti, ricalca in pieno senza originalità lo stile che da qualche anno a questa parte imperversa su tutte le canzoni dello stesso genere.
Più generalmente, stiamo andando incontro ad un progressivo appiattimento dei gusti musicali, in cui si tende a preferire musica banale, scontata e convenzionale a brani più innovativi ed elaborati, ma allo stesso tempo di nicchia.
Quali sono quindi gli elementi che rendono una canzone un successo apprezzato dal grande pubblico?
Innanzitutto è doveroso sottolineare che Fabio Rovazzi non è un cantante, bensì un video maker: lui stesso afferma di non saper cantare e in svariate interviste ha anche rivelato che rabbrividisce al solo pensiero che la sua musica venga trasmessa dalle radio.
I suoi brani ed in particolare “Andiamo a comandare”, infatti, perdono quasi completamente di significato senza la parte video. Ed è proprio nei videoclip che quindi può essere ricercato il segreto del suo successo: questi sono leggeri, divertenti e spensierati.
In “Andiamo a comandare”, il brano imita l’Harlem Shake, la canzone che ha fatto scatenare mezzo mondo al ritmo di “Con los terroristas”; una canzone che fornisce una scusa per alzarsi e mettersi a ballare, ovunque ci si trovi, e “Andiamo a comandare” segue lo stesso principio.
La melodia è inoltre molto orecchiabile e il testo entra inesorabilmente in testa dopo pochi ascolti.
Rovazzi non usa parolacce, e sicuramente l’inserimento di frasi come “Non mi fumo canne” e “Sono anche astemio” ha reso il brano anche adatto ad un pubblico di bambini.
La stessa logica viene in parte ripresa da “Tutto molto interessante” in maniera nemmeno tanto velata, dato che Fabio De Luigi lo afferma apertamente nel suo cameo all’interno del video.

Analizzando un altro tormentone dell’estate scorsa, “Vorrei ma non posto” di J-ax e Fedez, notiamo come anche in questo caso il testo ha ricoperto un ruolo fondamentale nel successo del brano, facendo leva sulla quotidianità.
Si parla di social, di iPhone, di condivisioni, di internet, etc. Tutti ci si rispecchiano, ed è proprio questo il motivo che rende il testo geniale dal punto di vista commerciale.
Anche le canzoni di Adele, una delle artiste più famose e talentuose al mondo, seguono un principio piuttosto simile. I testi, che parlano di abbandoni e amori difficili, suscitano infatti empatia ed immedesimazione nell’ascoltatore. Tutti ci sentiamo un po’ Adele e siamo portati ad ascoltarla.
Dal punto di vista tecnico, invece, gli scienziati delle Università di Durhamm e Goldsmiths hanno spiegato che per potersi insinuare nella mente una melodia deve possedere requisiti ben definiti: velocità, genericità (essere facile da memorizzare e con un ritmo non troppo inusuale) e intervalli unici ed originali ricchi di ripetizioni.
Anche la durata gioca un ruolo non da poco, dato che una canzone ben fatta porta le persone a risentirla più volte, e più lunga è, meno probabilmente questo accadrà.
Paradossalmente, invece, non compaiono le performance vocali, e Fabio Rovazzi ne è la perfetta dimostrazione.
In conclusione possiamo quindi asserire che i due brani di Rovazzi hanno fin dall’inizio avuto le carte in regola per sfondare.
E in effetti, dati alla mano, “Andiamo a comandare” ha dominato le classifiche italiane per svariate settimane, ottenendo la bellezza di 4 dischi di platino per un totale di più di 200mila vendite. Il videoclip, con ben 100 milioni di visualizzazioni, è inoltre uno dei video italiani più visti su YouTube.
“Tutto molto interessante” sembra stia ricalcando le orme del predecessore: pubblicato una settimana fa, è già primo nella classifica delle vendite e vanta un numero di visualizzazioni pari a circa 25 milioni.
Di Luca Bergantino
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