20 anni fa, il 6 ottobre 1999, moriva la regina del fado, Amalia Rodrigues.
Alla notizia della sua scomparsa, avvenuta a 79 anni, il Portogallo proclamava 3 giorni di lutto nazionale: se ne andava la voce dolorosa che ha accompagnato il paese per più di 50 anni, che con la sua figura solenne dall’elegante scialle nero cantava il suo dolore di vivere, tra saudade e malinconia, capace di incantare anche il pubblico internazionale.
Il suo destino era già scritto nel genere che poi le avrebbe dato notorietà: fado infatti dal latino fatum, fato.
Comincia a cantare presto: si esibisce di notte, lavora di giorno presso il mercato di frutta sul molo di Cais da Rocha nel quartiere di Alcântara.
A soli 19 anni inizia la sua ascesa: viene notata per il suo timbro di voce da un impresario che la raccomanda al Retiro da Severa, la più famosa casa de fados dell’epoca.
Qui inizia ad esibirsi nel ‘39: è l’inizio di una prodigiosa carriera che la vede qualche anno dopo, a soli 24 anni, avere uno spettacolo tutto per lei.
Il ’45 è l’anno del suo primo disco, As penas. Tuttavia la musica non è la sua unica passione: è nel ‘47 il debutto come attrice in due film, Capas Negras e Fado e História de uma Cantadeira.
Negli anni ’50 e ’60 arriva il successo internazionale con tourée in Europa e America: finalmente il fado, simbolo del suo paese, non viene più ascritto a un orizzonte strettamente popolare ma, con la dignità che con Amalia Rodrigues ha saputo conferirgli, entra nell’Unesco come Patrimonio immateriale dell’umanità.
Negli anni ’70 è protagonista attiva della rivoluzione dei Garofani: Grândola, Vila Morena, è la canzone di chiusura di un suo spettacolo nella Lisbona di Salazar. Ad assistere allo spettacolo sono presenti i militanti della MFA, che la scelgono come segnale di inizio della rivoluzione. Il resto è storia: a mezza notte del 25 aprile 1974 la canzone, nella versione originale di José Afonso, suonava nelle radio, la dittatura cadeva.
Innamorata della musica popolare non solo del suo paese, Amalia arriva in Italia e canta in dialetto La bella Gigogin, inno del Risorgimento italiano, i canti siciliani Vitti ‘na crozza e Ciuri ciuri e duetta con Roberto Murolo in Dicitincello vuje e Anema e core.
La versione di queste canzoni e le esibizioni di Amalia registrate a Roma, Milano, Catania e Palermo tra il 1973 e il 1976 sono contenute nel triplo CD Amália em Itália.
Negli anni ’80 scopre di essere affetta da un tumore e si ritira nella sua casa di Rua São Bento, dove muore.
Estranha Forma de Vida; Ai, esta pena de mim, Ai, as gentes; ai, a vida!, Grito e soprattutto Lágrima, sono canzoni che non potevano incarnare meglio lo spirito lusitano, di cui il fado è espressione più pura:
Anime sconfitte/notti andate perse/ombre bizzarre/nel Quartiere dei Mori/il canto di una ruffiana/chitarre in lacrime/amore geloso/ceneri e fuoco/dolore e peccato/Tutto questo esiste/Tutto questo è triste/Tutto questo è fado
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