Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Head Above Water – Avril Lavigne”
Sia in Historia Langobardorum che nel Decameron, scritti rispettivamente da Paolo Diacono e Giovanni Boccaccio, la malattia porta una società basata sul relazionarsi con gli altri in uno stato di caos tale da tagliare i legami tra consanguinei, portando all’importanza unica della propria sopravvivenza, allontanando le persone; curioso, come il malanno che persevera attualmente ci stia facendo compiere il percorso inverso.
La Storia dei Longobardi narra anche dell’episodio di peste avvenuto tra il 541 e il 542 a Costantinopoli, descrivendo, oltre ai sintomi, come gli abitanti scappassero dalle abitazioni, abbandonando tutto nella speranza di sfuggire alla pestilenza:
Fuggivano i figli, senza seppellire i cadaveri dei genitori [morti per la peste]; i genitori, che avevano dimenticato completamente la pietà, abbandonavano i figli che avevano la febbre alta. Se l’antico sentimento di pietà obbligava ancora qualche persona a seppellire il prossimo, rimaneva egli stesso insepolto; e mentre svolgeva quell’opera di pietà, era tolto via dal male; mentre offriva l’onore dovuto alla morte, la sua morte rimaneva senza alcun onore.
Historia Langobardorum – Paolo Diacono
Boccaccio mostra, poichè tramite le parole d’introduzione della sua opera trasmette vivide immagini, i sintomi e di come la paura e l’orrore portino alla completa dimenticanza dei rapporti fra le persone e dei principi morali fondamentali, portando al crollo della vita sociale data da due aspetti: più la malattia si diffondeva, meno valevano i legami affettivi e di sangue; la morte delle autorità al governo la sciava la popolazione ad affrontare la crisi in totale isolamento.
E lasciamo stare che l’uno cittadino l’altro schifasse e quasi niuno vicino avesse dell’altro cura e i parenti insieme rade volte o non mai si visitassero e di lontano: era con sì fatto spavento questa tribulazione entrata ne’ petti degli uomini e delle donne, che l’un fratello l’altro abbandonava e il zio il nipote e la sorella il fratello e spesse volte la donna il suo marito; e (che maggior cosa è e quasi non credibile), li padri e le madri i figliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire schifavano.
Decameron, Introduzione, versi 50-55 – Giovanni Boccaccio
Totalmente differente è l’attuale situazione: le famiglie, che si vedevano solo raramente, anche a causa del lavoro dei genitori, o che litigavano per futili motivi, costrette a convivere, stanno imparando a conoscersi e comprendersi, riscoprendo l’affetto reciproco. I propri cari non vengono più abbandonati per paura del contagio, ma si instaurano legami persino con chi non si conosce, per sentirsi meno soli.
Oggigiorno la morale di unità scavalca la paura; la solidarietà e, ovviamente, la ragione, dovuta alla presenza di una medicina certa e affidabile, impediscono che gli orrori narrati da Boccaccio e Diacono si ripresentino.
Incredibile come il comportamento umano sia mutato, non è vero?
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