Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Mondo – Cesare Cremonini”
A stretto giro dall’annuncio definitivo e lapidario dello storico divorzio di Londra dalla famiglia europea, meglio noto con il nome di Brexit, lo stato anglosassone torna a far parlare di sé e, suo malgrado, ad alimentare fraintendimenti su una questione che tocca molto da vicino gli studenti universitari, ma anche i lavoratori di oggi e di domani: l’uscita dell’UK dalla famiglia comunitaria del vecchio continente implicherà un addio anche al progetto Erasmus+?
Facciamo chiarezza: sebbene la questione, come del resto ogni processo storico o decisione di vasta portata, sia molto più complessa di così, possiamo ridurre all’osso la situazione rispondendo al nostro quesito di apertura con un tutt’altro che definitivo, ma non per questo particolarmente incoraggiante “sì, ma… non esattamente”.
Infatti, mentre la Camera dei Comuni britannica ha recentemente votato per il ‘no’ alla prosecuzione certa di questa partnership con il progetto che porta il nome del celebre filosofo olandese – al quale, è bene sottolinearlo, ad oggi aderiscono anche paesi non facenti parte dell’UE – il governo inglese mette le mani avanti sottolineando che, per il momento, non sia stata ancora scritta la parola ‘fine’ per il popolare progetto di scambi all’estero:
Il voto […] non significa la fine della partecipazione del Regno Unito al programma Erasmus+ dopo che avremmo lasciato l’UE. Ne parleremo nei futuri negoziati con l’UE. Abbiamo grande stima dello scambio internazionale di studenti.
Chris Skidmore
Queste le parole del sottosegretario all’Istruzione e parlamentare conservatore Chris Skidmore, il quale lascia intendere, nemmeno troppo velatamente, che una buona percentuale dei ‘no’ che hanno determinato quest’importante decisione siano stati motivati da un desiderio di avere maggiore libertà di manovra nei futuri negoziati con la comunità europea, per “non avere le mani legate”, per rubare una citazione al deputato conservatore Michael Fabricant.
Qualunque accordo verrà preso in futuro tra Unione europea e Regno Unito, due dati rimangono certi: fino al 31 gennaio 2020 la mobilità studentesca internazionale seguirà lo stesso copione previsto dall’Erasmus+ e soprattutto si lavorerà per trovare una terza via che giovi agli affari e che, cosa più importante per chi ha realmente a cuore la cultura e la conoscenza, sia in grado di valorizzare con rinnovata energia un’esperienza importante come questa, senza ‘se’ e senza ‘ma’.
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