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Deep
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “If Today Was Your Last Day” – Nickleback
Abbiamo tutti una vena masochista interiore. Potete provare a negarlo quanto volete, ma è quella spinta che vi fa ascoltare canzoni tristi e vedere film che vi fanno piangere tutti i liquidi corporei che avete. Ma non dovete prenderla come una cosa negativa: è infatti risaputo che le cose tristi ci aiutano ad affrontare la nostra, di tristezza.
Perciò sono felice di presentarvi il libro per masochisti d’eccellenza, quello che apri sapendo che piangerai peggio che ad un funerale: L’Ultima Notte della Nostra Vita di Adam Silvera. –Spoiler-non-spoiler: il titolo originale è “They Both Die in the End”. E ho detto tutto. Poi non dite che non vi avevo avvertito-.
E dopo avervi fatto sorridere, direi che è il caso di farvi anche piangere.
La clip sopra è totalmente in tema, ma io me ne sono resx conto solo ora che l’ho inserita. Facciamo finta che fosse tutto programmato.
Nel mondo di Mateo e Rufus esiste un’agenzia, che nessuno sa come funzioni –nemmeno chi ci lavora– che si chiama Death-Cast. Praticamente, tra mezzanotte e le tre, questa agenzia chiama tutte le persone che, nell’arco di quelle 24 ore, moriranno. Nessuno sa come fanno a saperlo o come queste persone andranno all’altro mondo. Si sa solo che hanno 24 ore, o forse meno, di vita.
“All’improvviso tutti quanti erano svegli al proprio funerale. Avere la possibilità di dire addio prima di morire è un’opportunità incredibile, ma non è meglio passare quel lasso di tempo a vivere e basta?”
– Adam Silvera
Mateo e Rufus sono due ragazzi totalmente diversi, ma che hanno una cosa in comune: ricevono la chiamata da parte di Death-Cast la stessa notte. E decidono di cercare un Ultimo Amico, un estraneo che li accompagni a vivere la loro ultima giornata. E, coincicredo io non denze, si trovano.
Mateo è un ragazzo solo, con un’unica amica -che ha una figlia– e un padre in coma. Perciò la sua giornata inizia così, facendo un giro di saluti molto brevi e domandandosi se li debba fare oppure no. Non sarebbe meglio andarsene e basta? Senza causare dolore prima del tempo? E se rimpiangesse per tutta la vita di non avermi salutato?
“Gli addii sono <l’impossibile più possibile> perché non vorresti pronunciarli mai ma saresti stupido a non farlo, quando ne hai la possibilità.”
– Adam Silvera
E intanto inizia ad uscire dalla sua camera. Con Rufus e la sua bicicletta, Mateo, inizia a vedere veramente il mondo, ad osare e a fare nuove esperienze. Inizia ad uscire e ridere, a dire ciò che pensa, a divertirsi e a lasciarsi andare. Inizia ad uscire dai suoi libri e dai suoi videogiochi e a respirare.
“Dodici ore fa ho ricevuto la telefonata che mi diceva che sarei morto oggi, e sono più vivo adesso che allora.”
– Adam Silvera
Rufus d’altro canto sta scappando. Lo fa da anni. Da quando i suoi genitori e la sorella hanno ricevuto la chiamata e lui no.
“Sono tutte in bianco e nero perché la vita ha perso colore dopo che sono morti.”
– Adam Silvera
Scappa dal ricordo della sua famiglia e dal senso di colpa di essere sopravvissuto e anche dalla polizia, ma quest’ultima è una sottotrama poco importante. E vive, insieme a Mateo, il suo Ultimo Giorno, pensando anche ai suoi amici e alla famiglia che si è conquistato e che non è riuscito ad abbracciare un’ultima volta. E in un certo senso, Rufus scappa anche dallo scorrere del tempo, perché le ore con Matteo se le vuole godere al massimo.
In realtà non conosciamo solo loro, ma anche molte altre persone con cui finiscono inconsapevolmente per incontrarsi. Li vediamo negli occhi degli altri, che sembrano due adolescenti spensierati e vediamo anche come altre persone vivono il loro Ultimo Giorno. Vediamo e leggiamo la voglia di vivere e la ricerca di un estraneo con cui poter passare le ultime ore –ventiquattro ore, se vissute e raccontate nel modo giusto, sono infinite-, perché spenderle con i propri cari sarebbe troppo straziante. Ma spenderle da soli sarebbe una pazzia.
“La vita non è fatta per essere vissuta da soli. E neanche i Giorni Finali.”
– Adam Silvera
E lo sai che piangerai; lo sai che non potrai far altro che rannicchiarti con una coperta calda sulle spalle e del gelato tra le mani, dopo questo libro. Lo sai che passerai delle ore a urlare i loro nomi e a singhiozzare. Lo sai da quando hai comprato il libro. Ma è un pianto di cui hai bisogno, un pianto che ti serve per farti sentire in vita.
Poi arriverà domani, tu non riceverai nessuna chiamata alle due di notte ed uscirai per strada e, guardandola, sentirai le loro voci rimbombarti in testa, anche se non le hai mai sentite:
“E andarsene significa morire”
“Nah. Andarsene significa vivere prima di morire.”
– Adam Silvera
Prenderai un respiro profondo, farai un sorriso malinconico e inizierai anche tu a camminare.
Written by: Ro Vendittelli
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