Cosa ci è rimasto a 104 anni dalla partecipazione dell’Italia al primo conflitto mondiale
“Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 Maggio..” così inizia “La leggenda del Piave”, brano di E.A. Mario che rievoca le gesta del Regio Esercito durante la Grande Guerra. E il 24 Maggio è una data fondamentale, poiché ricorda il momento in cui l’Italia è entrata in guerra contro le potenze alleate al fianco dell’Intesa.
Oggi ricorrono 104 anni dall’inizio del conflitto, ma esattamente cosa ci resta di questo evento che appartiene al secolo scorso?
Sicuramente i tanti scritti: le lettere dei soldati al fronte, i comandi degli ufficiali, gli stralci dei tanti poeti sul campo di battaglia, primo tra tutti Ungaretti, che con la sua “Soldati” racchiude in pochi versi tutto l’insostenibile peso dell’esistenza di un milite al fronte, attaccato alla vita come una foglia d’autunno all’albero.
Oltre agli scritti sono tanti anche gli aneddoti legati alla guerra, diventati vere e proprie leggende. La più rappresentativa è probabilmente quella del milite ignoto: un soldato caduto in azione di cui non è mai stata accertata l’identità. Fu selezionato in mezzo ad altre salme di soldati e successivamente caricato su un treno per viaggiare in giro per il Paese. Tutt’ora si trova sull’Altare della Patria a Roma come tributo ai soldati caduti in ogni guerra italiana.
Ma soprattutto, quello che sicuramente ci resta è l’insegnamento: mai un conflitto aveva raggiunto delle proporzioni tali, e ciò che ricordiamo oggi è il valore assoluto della pace, che talvolta le nuove generazioni non riescono a comprendere fino in fondo ma della quale godono grazie all’estremo sacrificio di chi li ha preceduti.
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