Il 1 Aprile non è solo il giorno degli scherzi, dei falsi allarmi e dei dispetti goliardici, ma anche una data con un’importante rilevanza storica: in questa precisa giornata venne sancita la fine della censura di guerra sulla posta.
Quest’anno, in particolare, ricorre il centenario (1919-2019) di quella fatidica disposizione grazie alla quale gli italiani del primo dopoguerra riconquistarono il diritto inalienabile di comunicare, tornando ad avere la possibilità di spedire e ricevere lettere, telegrammi, cartoline e pacchi. Il documento ministeriale enunciava che:
Col 1° aprile sia abolita la censura sui telegrammi circolanti nell’interno del Regno, esclusi quelli diretti alla zona di guerra o provenienti da essa. In conseguenza, con tale data saranno soppressi anche gli speciali uffici di censura telegrafica interna, istituiti presso le prefetture e sottoprefetture del Regno.
L’attesa fu tutt’altro che breve: come la Storia racconta, l’inizio di questo periodo di isolamento e di stringente censura, mirata ad evitare epidemie di diserzioni e disfattismo, era iniziato nel lontano 23 Maggio 1915, il giorno precedente all’entrata in guerra della nazione contro l’impero Austro-Ungarico.
È bene riflettere sul perché questo anniversario rivesta una simile rilevanza: in primo luogo, è per una questione pratica. Mentre oggi fa quasi scappare un sorriso l’idea che la propria posta venga controllata, censurata, trattenuta se ritenuto necessario, perché disponiamo di una miriade di alternative per comunicare e venire aggiornati su cosa accade nel mondo, nei primi del Novecento la posta cartacea era il solo sistema di massa adottato per scambiare informazioni, comunicazioni, idee. Vedersi strappato anche questo strumento, era paragonabile ad essere chiusi in una stanza buia senza contatti con l’esterno, se non qualche notiziola controllata che di tanto in tanto scivolava sotto la soglia della porta. La seconda ragione è di tipo concettuale: la fine della censura nel XX secolo si traduce una diffusa presa di coscienza dell’importanza della libertà in tutte le sue forme, in questo caso di comunicazione e di informazione, che oggi si tende a dare per scontata.
Se si è arrivati a questo, lo dobbiamo anche al lavoro introspettivo di cent’anni fa.
Post comments (0)