Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Primmavera” – Franco Ricciardi
La pastiera: un dolce che fa sognare Napoli e tutto il mondo.
La sua fama è tale che, se avessi ottenuto un euro per ogni volta che ho sentito pronunciare la parola “pastiera” con gli occhi sognanti, sarei già un milionario.
Ma cosa c’è di così speciale in questo dolce?
Tutto, tutto, tutto. Ma cerco di limitare il mio entusiasmo. Beh, per iniziare, la pastiera è fatta con gli ingredienti più tipici della cucina napoletana: ricotta, grano cotto, canditi e aroma di fiori d’arancio, o di millefiori. Tutto questo viene poi amalgamato con una buona dose di zucchero e vaniglia, e infine cotto in un guscio di pasta frolla.
Ma non è solo la ricetta che rende la pastiera unica. C’è un’intera leggenda intorno a questo dolce, che racconta di come la sirena Partenope, la dea protettrice di Napoli, avesse offerto una pastiera come omaggio ai suoi ospiti divini. Da allora, la pastiera è diventata una tradizione sacra della città, e viene mangiata soprattutto durante la Pasqua.
Ma, domanda dichiaratamente retorica: la pastiera è davvero buona? Beh, io direi certamente di sì, ma ovviamente dipende dai gusti di ognuno. D’altronde chi vi scrive è nato e cresciuto a Napoli. Personalmente, adoro il contrasto tra la cremosità della ricotta e la consistenza croccante della pasta frolla, la sensazione di masticazione del grano, e l’aroma di fiori d’arancio aggiunge quel tocco di freschezza che lo rende perfetto per la primavera.
The dark side of pastiera
Ma devo confessare che la pastiera ha anche i suoi lati oscuri. Per esempio, ci sono persone che la trovano troppo dolce, o che non sopportano i canditi.
Ma la soluzione è rapida e duplice: allontanarvi da chi non la apprezza, o semplicemente levare i canditi dall’impasto. D’altronde quasi tutti gli artigiani offrono la scelta “con e senza” canditi. E poi c’è la questione della preparazione: fare la pastiera non è facile, richiede tempo, pazienza e una certa manualità nella gestione degli impasti.
Metti Napoli sulla torta
Ultima chicca che forse non tutti sanno. Secondo una leggenda le sette strisce che ricoprono la pastiera riprodurrebbero la planimetria dell’antica città di Neapolis, ovvero il centro storico della Napoli attuale. Le strisce rappresenterebbero quindi i tre Decumani e i quattro Cardini della città antica greca.
Alla fine, che sia faticoso o no realizzarla, se ci metti il cuore e un po’ di passione, la pastiera ti ripagherà con il suo sapore unico e la sua storia affascinante. Quindi, se ancora non l’hai mai assaggiata, ti consiglio di farlo al più presto. E se sei fortunato, magari la sirena Partenope ti farà un’occhiata dietro l’angolo, pronta a consegnarti la sua pastiera sacra.
Ah, per una versione “semplificata” del dolce, vi consiglio la videoricetta della Pasticceria Poppella di Napoli. La trovate qui.
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