Soundtrack da ascoltare durante la lettura. “Radioactive” – Imagine Dragons
Oggi sono veramente orgoglioso di presentare, a nome di tutta voicebookradio.com, una persona che ha rivoluzionato il campo della scienza, vincitrice di due premi Nobel, uno per la fisica e uno per la chimica, sto parlando di niente poco di meno che Marie Curie. Una persona che sembra quasi brillare di luce propria, forse a causa delle particelle radioattive sedimentate sul suo corpo.

Tommaso: Sig.ra Curie, mi sembra d’obbligo partire dall’inizio. Lei ha avuto un’infanzia un po’ difficile, ma nonostante ciò e numerosi sacrifici, è riuscita a compiere degli studi che le avrebbero poi aperto la strada alla sua carriera. Approda alla Sorbona nonostante non parli francese, vive nel Quartiere Latino, a Parigi, e campa con poco, dedicandosi unicamente agli studi. Come descriverebbe quel periodo?
Marie: Ciao Tommaso e grazie per quest’intervista. Allora sì, sono stati sicuramente anni difficili. Dopo la morte di mia madre e di mia sorella mi sono gettata sui libri per superare lo sconforto. Finite le scuole superiori feci un patto con mia sorella Bronya: avremmo lavorato per pagarci gli studi a vicenda. Cominciai io, mantenendo i suoi studi di medicina, e poi lei fece lo stesso con me. Così, a 24 anni, andai in Francia, alla Sorbona, e come hai detto tu, senza sapere una parola di francese (ride).
Quel periodo me lo ricordo costellato da una situazione che potrei descrivere come “povera”, sperando di non offendere nessuno. Non avevo tanti soldi, mangiavo poco e mi dedicavo esclusivamente agli studi. Spesso avevo dei mancamenti, ero malnutrita, ma in tre anni riuscii a laurearmi in fisica e matematica. Dopo tutte le ostilità ho scoperto di essere una persona determinata, amavo la materia e guardavo dritta davanti a me. Senza le difficoltà che ho dovuto superare probabilmente non avrei raggiunto i traguardi che ho raggiunto in vita.
Tommaso: In quegli anni conosci tuo marito, Pierre Curie e insieme intraprendete una grande carriera nel campo della fisica. Tu in particolare però fai una scoperta che avrebbe lasciato a bocca aperta la comunità scientifica. Spiegaci bene come è andata.
Marie: È molto semplice in realtà. Sono partita dalle tesi di Henri Becquerel, che, studiando la fosforescenza dei sali di uranio, si rende conto che il materiale emetteva dei raggi, capaci di impressionare una lastra grafica. Henri Becquerel scopre così, inconsciamente, la radioattività. Usando uno strumento messo a punto da mio marito, l’elettrometro, che è in grado di misurare le correnti elettriche deboli, comincio a studiare l’uranio, e scopro che l’emettere radiazioni è una sua “capacità intrinseca”, se vogliamo dirla volgarmente. Per la precisione si tratta di una proprietà atomica.
Da lì però un’altra grande scoperta: se l’atomo emana radiazioni, non può essere indivisibile, come si è pensato per tutto questo tempo. La strada poi è stata in discesa, potremmo dire. Scopriamo che esistono altri materiali radioattivi, come il torio e la pechblenda, forse meglio conosciuta come Uraninite. Da quel materiale io e mio marito ricaviamo una sostanza trecento volte più attiva dell’uranio: il polonio, così chiamato in onore della mia terra natia. E poi ancora il radio, novecento volte più attivo.
Tommaso: A proposito del radio, interessante la scelta di non brevettarne la scoperta. Perché?
Marie: Beh semplice: poteva tornare utile in vari ambiti, come quello medico e industriale.
Tommaso: Senti, domanda così, forse doverosa: che ne pensi della bomba atomica?
Marie: Allora adesso basta con questa domanda, lo ridico per l’ultima volta: non mi ritengo responsabile di nulla.
E quindi si conclude questa nostra intervista con la grandissima Marie Curie, che è uscita indignata dalla stanza. Appuntamento con il prossimo ospite.
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