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Cultura

A dire il vero: Digitale a chi?

today2 Luglio 2021

Background
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “This time tomorrow” – The Kinks

Il 2021. Epoca di transizione, di risveglio. Di voglia di ricominciare, non dal punto in cui eravamo rimasti ma un pochino meglio. E’ per questo che il Mondo in cui viviamo, il nostro Paese e l’Europa si è data molto da fare per correggere quei punti deboli che sono forse il male atavico, il potente freno che ostacola ogni sorta di innovazione.

Ed ecco che sentiamo sempre più spesso termini come transizione, digitale, e -parola che molti amano pronunciare- resilienza. Vocabolo iper-comunicativo che vuole far intendere che per far andare bene le cose, dopo il periodo difficile causato dalla pandemia, c’è bisogno della cooperazione di tutti.

Tutti chi?

Italo, mentre faccio colazione al solito bar, mi guarda. Non sapevo il suo nome prima che decidesse di presentarsi quel giorno. Lo vedevo lì, spesso, senza indagarmi più di tanto sulla sua effettiva esistenza, prima di allora. Ma quel giorno mi guardava con una certa insistenza, come se volesse chiedermi qualcosa e aspettasse il momento giusto. E in effetti era proprio così.

Nota che io ricambio lo sguardo e timidamente si avvicina e mi porge un foglietto sgualcito. Ci sono scritti alcuni numeri in serie che sembrano codici e dei nomi di siti web.

“Scusami, ma questo è un bar di vecchi e non sapevo a chi chiedere, mi hanno detto che tu lavori nell’internèt”.

La parola, pronunciata in questo modo, mi prefigura un po’ chi ho davanti. Penso che sia l’ennesimo signore a cui si è impallato whatsapp e non riesce a sbloccarlo. Solo che quando tira fuori il suo telefono, scopro che whatsapp non ce l’ha. Neanche una qualsiasi altra applicazione. Nemmeno la fotocamera. In pratica quel telefono, un tempo, probabilmente nel tardo mesozoico serviva solamente a spaccare le pietre e oggi  a fare le telefonate che ora  mi chiede insistentemente di fare.

Perché Italo, nonostante il vigore fisico che dimostra e la testa che funzionante, la tecnologia non sa neanche cosa sia, o meglio si è fermata al punto necessario che gli consentiva di sopravvivere in questo mondo. Fino ad oggi. Perché il mondo, durante questa pandemia, è cambiato.

E’ vero che basta un click per fare qualsiasi cosa, accedi e vai, scarica e invia, paghi le bollette online e prenoti le tue analisi tramite app.

Ma Italo non deve fare riunioni su Zoom, non gli importa niente di vedere le serie su Netflix, né sentire musica in streaming. Italo ha 68 anni, non ha parenti, e da metà pandemia non prende la pensione. “Perché non ho lo spidde, ma manco so che è?”

Roma – Esterno giorno, bar- 2021.

Non la Siberia del medioevo. Ora ci dobbiamo rendere conto di due cose. La prima è di quanto le nostre nonne o madri siano fortunate che hanno noi, nonostante il fatto che noi ci irritiamo perché ci chiedono di fare sul loro smartphone la stessa cosa per 160 volte consecutive.

La seconda è che la svolta effettiva verso il digitale non è indolore per tutti. Italo solo oggi dopo mesi e varie mosse, forse riuscirà a far capire all’INPS che è ancora vivo. Ma forse non è un caso isolato. Secondo i dati il 30% degli adulti in UE ha scarse competenze digitali, il che significa che anche scarsa fiducia. Come mia madre che invia mail come se fossero messaggeria istantanea, Whatsapp solo per inviare messaggi sticker di buongiornissimo con i coniglietti, ma mai farebbe un bonifico tramite app. Il 10% è come Italo che usa il suo Alcatel targato 1998, oltre che per le telefonate, come zeppetta alla gamba del tavolino se c’è un dislivello. Come il mondo del digitale.

Stiamo parlando di cifre enormi per un mondo che dice di proiettarsi verso il futuro.

Sono persone che ancora vivono e sopravvivono nel presente, non vecchie mummie dell’era preistorica, ed è un problema enorme, tanto che è stato coniato il nome di alfabetizzazione digitale. Alfabetizzazione. Una cosa che siamo riusciti a curare solo negli anni ’50 con l’avvento della televisione.

Quindi qualcosa si deve fare? E nonostante la questione debba essere gestita direttamente dai singoli Stati, l’Europa ha messo in campo varie risorse e programmi. Come una formazione accessibile, un’informazione necessaria, e un campo applicativo a misura di tutti.

Le risorse ci sono, i fondi anche. La buona volontà non credo manchi. Pazienza la riusciamo a trovare. Una società migliore è possibile.

Digitale

 

Written by: Andrea Famà

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