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Cultura

A dire il vero: Ambiente o habitat?

today28 Maggio 2021

Background
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Earth song” – Michael Jackson

L’uno ci contraddistingue, l’altro ci fa molto più simile ad animali senza ragione. Qual è il nostro ambiente? I pezzi di Antartide che si staccano, viaggiano e si sciolgono strada facendo, sono parte di un sistema molto lontano da noi, anche se uno di questi iceberg era grande quanto la Liguria e l’altro assomigliava al Molise. Troppo distanti per preoccuparci. Il cambiamento climatico, per essere percepito, deve essere tangibile. Anzi intangibile, come un ghiacciolo che compri a un chiosco sulla spiaggia e non riesci a gustarlo perché si è sciolto nel tragitto. Un parcheggio strapieno di macchine lungo un litorale affollato, questa la location, e il sepolcro di una granita non goduta.

Temperature che si scaldano, mari che si ingrossano, stagioni che già cominciano a non essere le stesse di quando eravamo bambini. Sono solo pochi sintomi chiari di una malattia difficile da curare, ma che ci tocca in eredità.

Non si fa, ultimamente che parlare di giovani, di Next Generation, di motore del futuro, di ambiente. Ma quello che non riusciamo a ben comprendere è un concetto fondamentale. Il futuro parte dal presente.

Bacchettoni, bacchette in alto!

No, non è una frase da bacchettoni dell’ultimo minuto, né uno slogan da grande star del web che si avvicenda su uno o più palchi. Presente, molto spesso vuol dire quotidianità.

Solo nel corso di quest’anno l’Italia ha “inventato” un Ministero per la Transizione Ecologica. “Solo” quest’anno vuol dire che nel resto d’Europa, a quanto pare, ci sono arrivati dieci anni prima, e se finalmente l’Italia s’è desta è un segnale di urgenza importante. Ma non senza costi. Lo stesso Ministro ha detto più volte che la transizione non è esente da crepe e crateri che in qualche modo dobbiamo colmare. A partire dallo Stato, “gigante”, per finire sul “piccolo” individuo.

Ed è proprio dalle piccole cose che dobbiamo partire. Molto spesso ai microfoni di voicebookradio.com sono venuti attivisti, influencer, o molto semplicemente persone comuni che con la loro propria sensibilità verso l’ambiente che ci circonda hanno scoperto che partire dalle piccole cose è la mossa vincente. Aiutati dai progressi tecnologici.

La settimana vegana

Ancora in corso, ne è una prova evidente. Sembra una trovata da Tik Tok, non è così.  Non è una pubblicità progresso, né una campagna di sensibilizzazione. E’ un invito. Come a dire: nessuno vi vieta di mangiare carne, ma siccome le risorse si stanno esaurendo e stiamo sfiorando i 7 miliardi di persone che rosicchiano le croste di formaggio del pianeta, bisogna trovare soluzioni alternative, se tu-proprio-tu non vuoi rinunciare alla fiorentina ogni maledetta domenica.  O alla Tomahawk che va più di moda.

Solo che nessuno ti dice di consumarne una, due tre volte la settimana. A basso costo. A volte la schifezza che compri al supermercato. A basso costo per chi, verrebbe da dire. I lavoratori di questa industria a volte sono pagati meno dei Riders che le consegnano. Per non parlare degli animali. Ecco qui il concetto di chilometro 0 è applicato alla lettera, nel senso che le bistecche che mangiamo a volte non hanno fatto nemmeno un metro di cammino in tutta la loro vita. Senza considerare l’impatto che ha una mucca che non si muove sull’ambiente.

La tecnologia sviluppa metodi alternativi, non tanto per sostituire, perché libertà è anche scelta, quanto per alleggerire il sistema. Il salmone non si riproduce come dovrebbe in cattività e non avremo più sushi. La bistecca, una volta che anche gli indiani diventeranno profani e non considereranno più la mucca una cosa sacra, non basterà per tutti. Ed ecco che spunta il “fake” nel food, che stranamente è una cosa buona. Per chi non rinuncia al sapore replica consistenza e gusto della carne usando solo prodotti vegetali. Ma basterà?

Il microonde che non riscalda

Le alternative sono tante. Una doccia o un bagno? Quando scegliamo un elettrodomestico, anche banalmente, un microonde, nessuno di noi sta lì a chiedere al tecnico quante emissioni produce, ma guardiamo semplicemente se il design starà bene sotto la mensola. Ci dovremmo chiedere dell’altro, ma l problema è che ce ne freghiamo. Solo perché siamo ignoranti. Non conosciamo le opzioni. L’Europa, quella che attivamente dirige e redige le linee guida che tutti dovremmo consultare. A partire dal macchinario di fabbrica passando per l’elettrodomestico fino ad arrivare alla lampadina.

Eh, questa roba costa… Il mercato ha delle leggi che si basano sulla domanda e l’offerta. Se tutti noi decidiamo che il frigo che inquina più di un furgoncino che non ha passato la revisione lo dovremmo far sapere Allo stesso tempo le aziende non produrranno più le cose che noi stessi decidiamo che non ci sono utili. E così anche le aziende avranno vantaggi e sostegni. Un circolo virtuoso.

Piccole cose, anche banali. Ma sono la chiave del futuro.

Ambiente

 

 

 

Written by: Andrea Famà

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