Si chiama food shocks, e per la portata dell’evento che descrive, non si poteva scegliere nome più azzeccato. Stiamo parlando del fenomeno, sempre più allarmante, per cui in giro per il pianeta si verificano massicce perdite di raccolti o bestiami. La causa primaria, ancora una volta, è da imputare ai cambiamenti climatici, sempre più repentini e travolgenti.
Dai recenti studi condotti da un’ Università della Tasmania, viene confermato ciò che da decenni era già stato appurato in altre zone del mondo: in seguito alle analisi eseguite per ben 53 anni sulle produzioni agroalimentari di 134 paesi, si evidenzia che i food shocks si sono fatti sempre più intensi, soprattutto in aree localizzate nell’Asia meridionale.
A primo impatto parrebbe un paragone azzardato, ma in un altro studio condotto dalla Columbia University di New York si evidenzia un collegamento tra i mutamenti del clima e la diffusione del virus dell’HIV. Infatti, proprio una maggiore siccità tenderebbe ad incrementarne la sua espansione. In aree già fortemente aride, numerose ragazze sarebbero più propense a vedere il proprio corpo, con un conseguente aumento del contagio. Si ricorda che il dramma dell’HIV è stato da sempre uno dei farseli più letali che colpisce il continente africano.
Anche lo State of Food Security and Nutrition in the World ha pubblicato a fine 2018 altri risultati allarmanti: la fame è in costante aumento negli ultimi tre anni, proprio a causa dei conflitti e degli impatti dovuti ai mutamenti del clima. E questi cambiamenti non fanno altro che contribuire ad aumentare le guerre, allo scopo di rendere più agevole l’accesso ad aree del pianeta dalle risorse sempre più scarseggianti.
Risultati davvero allarmanti, che dovrebbe portare a una riflessione di fondo: quanto l’essere umano sta contribuendo nel peggiorare il pianeta? A questo proposito, diventa necessario, anche nel nostro piccolo, agire per un intento comune. Slow food è proprio tra gli enti che si mobilitano per dare una risposta concreta al cambiamento del clima. Per ulteriori chiarimenti, ecco una mail di riferimento: p.nano@slowfood.it
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