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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Madness” – Muse
Fior fiore di filosofi si sono interrogati su quel senso di straniamento che ci porta a pensare la vita sia un videogioco: sono davvero io a decidere delle mie azioni? E soprattutto: il mio mondo è reale? Ma a queste domande noi risponderemo sempre solo e soltanto “Matrix”. Un cult, persino per chi non lo ha visto, perché estremamente ben studiato, avvincente e, se vogliamo, neanche troppo distante dalla realtà – in fondo, non possiamo saperlo -. Matrix non ha fatto altro che racchiudere secoli di dottrine in poche ore, una pillola – rigorosamente rossa- di filosofia nel cinema: rileggete la trama, e sarete più saggi.
Thomas Anderson è uno scaltro hacker che lavora sotto lo pseudonimo di Neo. Un giorno, un uomo misterioso di nome Morpheus lo mette davanti ad una scelta:
“Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo.” -Morpheus
Al limite della paranoia, Cartesio aveva intuito, per primo, la necessità di dubitare di tutto quello che ci circonda, per di conoscere meglio il mondo: come se un genietto maligno si divertisse a costruire una realtà inesistente per prendersi gioco delle persone. Neo capisce che Morpheus, in quel momento, è Cartesio: dubita della sua realtà e sceglie la pillola rossa. Si sveglia alla fine del 22esimo secolo, in piena lotta per la sopravvivenza umana contro macchine dotate di intelligenza artificiale. È immerso in un liquido vischioso, simile al liquido amniotico. Scopre che gli umani sono allevati in serie all’interno di capsule e collegati ad una dimensione artificiale definita “Matrix”, simile ad un metaverso, ma ancora più reale.
In questo modo, nessun umano avrebbe dovuto preoccuparsi della terribile condizione del suo mondo: nessuna insurrezione, poco caos, tutto sotto controllo. Conosco molte persone che avrebbero preferito la pillola azzurra, ma i saggi, come Platone, non sono d’accordo. Trasformiamo il Matrix in una caverna.
Dentro la caverna, vi sono delle persone sedute per terra, chiuse lì fin dalla nascita: alle loro spalle, una luce con delle figure di carta proiettano un film primordiale proprio davanti i loro occhi e loro passano così, felicemente, le loro giornate. A tutto questo, va aggiunto un piccolo ma fondamentale dettaglio: le persone sono in catene, legate per collo, mani e piedi alla roccia, non hanno altra scelta se non guardare dritte davanti a loro. Quando uno dei prigionieri viene liberato e scopre la vera luce del sole –e non quella flebile del fuoco-; le vere forme delle cose –e non quelle proiettate-; i veri suoni della vita –e non quelli imitati-, il primo istinto è quello di tornare indietro e liberare i suoi compagni che, però, non ne vogliono sentir parlare.
Migliaia di anni dopo, Morpheus e la sua banda vivono la stessa frustrazione del prigioniero, con la speranza in un mondo di sole pillole rosse.
Written by: Alice Franceschi
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