Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Photograph – Nickelback”
Esattamente 73 anni fa, il 24 Ottobre 1946, una macchina fotografica situata a bordo del razzo V-2 lanciato da White Sands immortalava per la prima volta la Terra dallo spazio. La fotografia venne impressa su una pellicola in bianco e nero di 35 mm a 104 km di altitudine.
Erano gli anni di Eratostene, di Pitagora e di Zenone, quando alcuni tra i più grandi filosofi e sapienti dell’umanità azzardavano le prime, “folli” ipotesi sul mondo nel quale erano e siamo tutt’ora immersi. Oggi potrebbe sembrarci scontato, quasi tautologico (non per alcune voci fuori dal coro, ma questo è un altro discorso), sostenere che la Terra sia un pianeta di forma sferoidale che ruota su se stesso e al contempo intorno ad una stella centrale denominata Sole, ma provate per un momento a proiettarvi nella Grecia del VI secolo avanti Cristo, sedetevi su un dolce pendio di uliveti, osservate il cielo e domandatevi: Come è possibile che la terra su cui camminiamo principalmente in piano sia in realtà un’immensa sfera? Com’è anche solo pensabile non scivolare di sotto nello spazio (o, come lo si sarebbe chiamato all’epoca, nel nulla)?
E questo interrogativo, così antico eppure così terribilmente determinante nell’evoluzione della nostra autopercezione, ha continuato a riaffiorare nel corso dei secoli e dei millenni, continuando a far arrovellare la mente di sostenitori di questa pazza eppure così intrigante idea (Galileo Galilei, per citarne uno) nonostante tutti i rischi che ciò implicava. Persino tra gli scettici (esemplare il caso della Santa Inquisizione) si cercava, non sempre con successo, di dissimulare quella che in realtà era una pervasiva, destabilizzante paura di cosa una simile scoperta avrebbe significato: un atto epocale, una rimessa in discussione di tutto ciò che si credeva determinasse la realtà e il genere umano, le sue esperienze di vita, la sua fede e i suoi valori. Una sorta di teoria della realività con meno formule e più forme geometriche, per intenderci.
E settantatré anni fa, non uno di più, l’umanità poteva finalmente toccare per la prima volta con mano, percepire, aggiungere un nuovo punto fermo alle proprie certezze, una prova sulla natura della sua immensa, straordinaria casa: un’abitazione rotonda, mastodontica, bellissima.
Post comments (0)