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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “In my time of Dying” – Led Zeppelin
Compie 47 anni l’album Physical Graffiti dei Led Zeppelin, composto a ritmi velocissimi che ci ha regalato 8 tracce indimenticabili e una copertina che ha fatto storia.
24 febbraio 1975: usciva Physical Graffiti, sesto album in studio della rock band inglese Led Zeppelin.
Ne abbiamo parlato più volte, il peso che il gruppo esercitava sulla musica di quel periodo era davvero incisivo. Il disco si conferma come qualcosa di tagliente, netto, marcato, regalando ancora una volta energia allo stato puro con brani graffianti e radicali. Non a caso restò primo in classifica nella Billboard 200 per sei settimane, nel Regno Unito ed in Canada, la seconda in Austria, Australia, Spagna e Francia, la terza in Nuova Zelanda, la quarta in Norvegia e la settima nei Paesi Bassi.
A tanti anni di distanza, nel 2003, la rivista Rolling Stone colloca l’album alla posizione n. 73 nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi.
Gli Zepp venivano da un periodo molto prolifico, quattro anni di pubblicazioni eloquenti, che raccontavano chiaramente la svolta musicale che gli anni settanta stavano vivendo. Sonorità sempre più espressive, provocanti. Sperimentazioni senza sosta, sostanziose e massicce grazie all’apporto delle quattro genialità ben distinte di ognuno di loro. Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham. Quattro pietre miliari inarrivabili, quattro tinte fortissime che, mescolate insieme, hanno cambiato la musica per sempre.
Il disco comprende anche tracce non inserite negli album precedenti, ma faticò a chiudersi poiché gli accordi per il titolo e per la copertina non furono semplici.
Tutte le cover dei loro dischi hanno una storia ben precisa e Physical Graffiti non fece eccezione. Più o meno tutti abbiamo ben impressa nella mente la facciata del palazzo urbano di St. Mark’s Street ai numeri 96-98 nell’East Village a New York. L’involucro del disco fu un vero e proprio gioco d’incastri che permetteva di intrufolarsi nel condominio tramite delle fustellature. Il tutto si trasformava in un viaggio all’interno degli appartamenti incontrando celebri personaggi, famosi dipinti, lettere e scatti di gruppo.
Ma non tutti accettarono con benevolenza questo loro nuovo lavoro. Le innovazioni stilistiche lasciarono la critica di stucco, facendo presagire cambiamenti troppo radicali e prevedendo il declino della stessa band. A 47 anni di distanza possiamo dire che il disco è senza dubbio una delle loro migliori creazioni che ci permette ancora di godere della perfetta fusione dei quattro musicisti, della loro incredibile sintonia musicale e delle infinite sfumature artistiche che scorrono lungo tutto il disco.
A ben poco servono ulteriori parole… meglio viverci nuovamente l’ascolto!
Written by: Valentina Proietto Scipioni
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