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Musica

4 blue jeans nella storia!

today20 Maggio 2022

Background
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Born in the U.S.A.” – Bruce Springsteen
Compiono 149 anni i blue jeans. Oggi, nel 1873, Levi Strauss e Jacob Davis brevettarono questo capo che ha fatto epoca. Ripercorriamo l’essenza del blue jeans attraverso la loro storia e con 4 copertine di quattro album indimenticabili.
Chi di noi non ha nel proprio armadio un blue jeans? Che sia un capo che usiamo nel tempo libero o che sia impreziosito da qualche dettaglio trendy secondo l’ultima moda. Che sia il più classico possibile o invece molto vintage, che sia strappato, decorato, dipinto, con la zip o i vecchi bottoni, strettissimo o a zampa d’elefante. Insomma, il blue jeans rappresenta un po’ quel fedele compagno di viaggio di cui abbiamo tutti bisogno.
E’ un capo democratico che non fa distinzione di genere, di status, di età e di circostanze. E resiste a tutte le mode!

Uno dei punti vincenti del blue jeans è il perfetto incontro tra la tradizione tessile italiana e il senso d’avventura dei pionieri del West America.

Come è nata l’idea?

Tutto risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando dall’Europa crebbe l’emigrazione verso gli Stati Uniti sull’onda della Corsa all’oro. Soprattutto verso la California. E la famiglia Strauss non fu da meno. Dalla Bavaria partirono alla volta di New York. Erano di origine ebrea e il padre, con i due figli maggiori, aprì una merceria. Il primo punto di svolta fu il cambio del nome in Levi e, soprattutto il terzogenito, si adoperò per inventare un abbigliamento che favorisse i lavori manuali dei minatori del Kentucky, dopo aver visitato una miniera.

jeansBattery Street e la prima salopette

E così nel 1866 fondò la Levi Strauss & Co. e aprì, in Battery Street, una rivendita di stoffe, abiti e stivali da lavoro. Contemporaneamente, avviò un’attività ambulante proprio presso le miniere. Creò un indumento molto particolare che prese il nome di salopette. Il tipo di tessuto era resistente e comodo, si chiamava de Nîmes ed era una pesante stoffa di colore blu ribattezzata  poi “denim”.

Contestualmente in Italia veniva usato un tessuto molto simile per realizzare i pantaloni dei marinai genovesi, chiamati per questo “jeans” -da Jeane, termine inglese che indica la città di Genova-. E, proprio con quest’ultimo nome iniziò nel 1870 una produzione in serie di pantaloni da lavoro che venivano realizzati a mano da una fitta rete di cucitrici. Purtroppo questi capi risultarono piuttosto fragili all’altezza delle tasche e un sarto lettone, Jacob Davis ebbe l’intuizione di rinforzarli con piccoli rivetti -giunti di metallo- proprio sulle tasche e in altri punti critici.

Si rivolse proprio agli Strauss proponendo di brevettare questa idea e chiedendo la metà dei diritti. Così il 20 maggio del 1873 si videro riconosciuto il brevetto n° 139.121, assegnato al modello jeans “XX”, che presentava la doppia cucitura sulle tasche -detta “The Arcuate”- e l’etichetta di cuoio sul retro, a destra. Un’immagine familiare ormai a tutti noi.

Il logo storico

Il logo Levi’s cominciò apparve nel 1886. In  quel periodo si passò alla produzione su scala industriale poiché aprirono le prime due fabbriche in California. Quattro anni dopo debuttò lo storico modello 501, dove la cifra indicava il numero della partita dei nuovi pantaloni. E, se pensiamo a quanto successo di vendite abbia ancora questo capo, vengono davvero i brividi.
Successo che crebbe esponenzialmente quando decadde il brevetto negli anni Venti del secolo scorso e molti altri produttori crearono abbigliamento simile in tessuto denim diffondendolo ancora di più.
Il cinema, la tv, le pubblicità fecero poi il resto, rendendolo un simbolo chiaro e limpido di libertà, gioventù e sfrontatezza. E la Musica non è stata da meno perché, proprio i blue jeans, sono stati i protagonisti di alcune copertine di dischi che hanno fatto la storia. Me ne vengono in mente quattro e ve li racconto volentieri.

jeansBruce Springsteen

The Boss ha fatto del blue jeans il suo abbigliamento “di rappresentanza”. Non se ne separa praticamente mai, in perfetta linea col suo look da perenne cowboy. E la cover dell’album Born in the U.S.A. ne è il perfetto esempio. Chi non ricorda l’accattivante lato B di Springsteen che campeggia in primo piano avvolto in un blue jeans? Come chiaro simbolo della classe operaia. E siamo di fronte all’album più frainteso della storia. Per molti apparve come un disco dedicato all’orgoglio di avere origini americane. In realtà, in Born in the U.S.A., Springsteen parla di tutt’altro. Denuncia il punto più basso toccato dal suo paese, lo schianto al suolo dopo aver provato a volare troppo in alto con la guerra del Vietnam. Il duro risveglio di una nazione che aveva capito di essere stata ingannata: il conflitto non aveva portato né vittorie né orgoglio, ma solo traumi.

jeansRamones

Un’altra cover senza tempo è quella dell’album dei Ramones che, proprio per la sua particolarità, si posiziona al numero 58 nella lista delle 100 Greatest Cover stilata Rolling Stone.

La foto, divenuta ormai iconica fu scattata da Roberta Bayley e ritrae Joey, Dee Dee, Johnny Tommy che indossano jeans strappati, sneakers consumate e giubbotti in pelle nera. Uno scatto che ha inconsapevolmente immortalato non solo gli esordi della band, ma è anche riuscita a catturare lo spirito di un’intera epoca.

jeansRolling Stones

Forse la più iconica di tutte le copertine. Proprio lei, Sticky Fingers degli Stones. Siamo nella controversa New York del 1969, quando Mick Jagger, la più potente icona rock del ‘900, decide che la copertina del nuovo disco del suo gruppo musicale, doveva essere creata dal più grande artista del secolo.

Fu così che Andy Warhol creò la cover del nuovo album dei Rolling Stones, che divenne la copertina disco più famosa, conosciuta e irriverente di tutti i tempi. Ed ecco davanti al mondo intero un paio di jeans con un’evidente sporgenza centrale su cui si apre una vera e propria zip che fece gridare il mondo intero allo scandalo. Immaginate che in Spagna e Russia la cover fu addirittura censurata. Resta il fatto che è ancora imitatissima.

jeansMåneskin

Infatti chi non ha pensato alla cover degli Stones quando ha visto per la prima volta la grafica del singolo dei Måneskin Mammamia? Lo scatto è un dichiarato omaggio a quella storica copertina e, senza dubbio, rispecchia lo spirito irriverente del brano. Così come, con la mano che si insinua nei pantaloni, diventa una provocazione ancora più accesa, nel pieno stile delle vere rockstar degli anni Settanta.

Ed ora tocca a voi, tirate fuori dal vostro armadio i vostri vecchi o nuovi blue jeans e correte a prendervi il mondo!

Written by: Valentina Proietto Scipioni

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