Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “We are the World – USA for Africa”
Il 28 gennaio 1985 veniva registrata agli Hollywood’s A&M Studios di Hollywood We are the world.
Harry Belafonte, sul modello del progetto britannico della Band Aid, ideato da Bob Gedolf e approdato nel brano Do they know it’s Christmas, decise di realizzare il corrispettivo statunitense, sempre a scopo di beneficenza.
Con un giro di chiamate vennero subito coinvolti Lionel Richie, il produttore Quincy Jones e Micheal Jackson, che si riunirono per comporre il brano, completato alla fine solo il giorno prima della registrazione, e per stilare la lista dei partecipanti. Michael Jackson raccontò:
Mi piace lavorare in fretta, sono andato avanti senza che Lionel lo sapesse, non potevo aspettare, sono entrato in studio e sono uscito la stessa sera con la canzone completata: batteria, pianoforte, archi e le parole del ritornello.
La maggior parte delle parole si devono a Jackson, mentre il famoso ritornello We are the World / We are the Children a Richie.
La base strumentale venne registrata il 22 gennaio 1985, poi inviata in cassetta a tutti gli artisti coinvolti. La registrazione con i cantanti avvenne subito dopo la cerimonia degli American Music Awards 1985 e si protrasse fino alle 8 del mattino. La magica atmosfera viene raccontata da John Oates, che ricorda:
It was really interesting and unique. Who knows, it may never happen again in history. You have some of the world’s greatest singers in one room. We ran the song down once. The next thing you knew they ran the tape back and it was goosebump time. It was an amazing experience.
Il brano si caratterizza per ogni verso cantato da un artista differente, (nell’ordine Lionel Richie, Stevie Wonder, Paul Simon, Kenny Rogers, James Ingram, Billy Joel, Tina Turner, Michael Jackson, Diana Ross, Dionne Warwick, Willie Nelson, Al Jarreau, Bruce Springsteen, Kenny Loggins, Steve Perry, Daryl Hall, Huey Lewis, Cyndi Lauper, Kim Carnes, Bob Dylan e Ray Charles), scelta che sembra casuale, assegnazione che in realtà vide la meticolosa supervisione di Jones e l’assistente di produzione e arrangiatore Tom Bahler secondo il criterio dell’estensione e del timbro di ciascuna voce.
Comunque la registrazione proseguì non senza problemi. Billy Joel ha raccontato in un’intervista a Rolling Stone nel 2005:
La maggior parte di quelli che erano lì non gradiva la canzone, ma nessuno l’avrebbe mai detto. Ricordo che Cyndi Lauper si avvicinò e mi disse: “Sembra uno spot della Pepsi”. Non risposi, ma non ero d’accordo.
La pubblicazione avvenne il 7 marzo del 1985. La partecipazione dei grandi artisti sotto il nome di USA for Africa fece sì che il singolo arrivasse subito in prima posizione della classifica statunitense, così da diventare il brano ad aver raggiunto la vetta più velocemente.
La positiva ricezione del pubblico (parlando di numeri le vendite arrivarono a 8 milioni di copie soltanto negli Stati Uniti), consentì la raccolta di oltre 100 milioni di dollari, che furono interamente devoluti alla popolazione dell’Etiopia.
Nel 1986 il singolo vinse 4 Grammy Awards, come Canzone dell’anno, Disco dell’anno, Migliore interpretazione diun duo o gruppo vocale pop e Miglior cortometraggio. Lo stesso anno vinse inoltre un American Music Award come Canzone dell’anno.
We are the world divenne un vero e proprio inno mondiale. Per scriverla infatti Richie e Jackson ascoltarono prima vari inni nazionali:
We put all that into a pot in our heads and came up with a rhythm that sounded familiar, like a world anthem. We wanted people to feel like it was a familiar song.
La canzone confluì in due album, uno omonimo e l’altro Tears Are Not Enough, sempre a scopo di beneficenza.
La partecipazione degli Stati Uniti a un progetto di beneficenza così poderoso, significava che la carestia in Africa era un tema di importanza internazionale. La Usa for Africa organization continua a operare, sostenuta dalle royalties del brano.
Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Good Goodbye - Linkin Park (feat. Pusha T and Stormzy)” Tra i molti detti che riguardano la stagione dei fiori, della natura che rinasce e delle pioggerelline benefiche, uno piuttosto noto è quello che recita: “Una rondine non fa primavera”, frase semplice ma d'effetto che ammonisce i più impazienti a non lasciarsi trascinare troppo dall’entusiasmo quando si ode il primo cinguettio di […]
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