Il 23 maggio del 1992 è stato un giorno triste per il nostro Paese: nei pressi di Capaci, l’organizzazione di stampo mafioso denominata Cosa Nostra ha fatto esplodere con del tritolo un tratto dell’autostrada A29 mentre transitavano le tre auto blindate del giudice Falcone. Nell’attentato hanno perso la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti di sicurezza Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Sono passati 27 anni da quel giorno maledetto, ma il tempo non ha sfumato le emozioni provate dalla popolazione italiana, che si commuove ancora oggi nel ricordare questa strage. Per le nuove generazioni, quelle che non hanno assistito a tali eventi storici, restano in perenne ricordo le foto, le testate giornalistiche e le interviste che ritraggono un Paese allo sbando, inorridito dalla ferocia di quei 200 kg di tritolo impiegati per spezzare delle vite umane.
La strage di Capaci racconta il triste epilogo di un uomo che ha osato sfidare la Mafia come mai nessuno prima. Come sosteneva Falcone:
Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.
Giovanni Falcone
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