300mila. Trecentomila. 300000. 300 volte mille. Centomila volte 3. In qualunque modo lo si scriva, l’enormità di questo numero pesa sugli occhi e sul cuore di chi legge in una maniera che nessun dispositivo linguistico potrebbe mai attenuare: è davvero spaventoso pensare che, ogni anno, più di trecentomila piccoli individui, di età compresa tra 0 e 19 anni, si ammalino di cancro infantile.
La giornata di oggi, come ogni 15 Febbraio, rappresenta un pensiero collettivo nel quale tutto il mondo si unisce per dedicare un momento di sostegno a questi giovanissimi combattenti silenziosi, alle loro famiglie che vivono nella paura, e al lavoro senza sosta dello staff medico, che queste situazioni le vive quotidianamente.
La Giornata mondiale contro il cancro infantile nasce nel 2002 per iniziativa dell’associazione Childwood Cancer International (CCI), una rete globale che connette 171 organizzazioni provenienti da 88 Paesi diversi. L’obiettivo è quello di aumentare la sensibilizzazione al tema e conferire il giusto peso a quella che rappresenta una grave problematica attuale: diamo tutti per scontato un bene prezioso come la salute con la quale siamo cresciuti e grazie alla quale vedremo crescere felicemente i nostri figli, ma solo in pochi sanno di avere un dono raro tra le mani, visto che ancora troppe persone ignorano che il cancro è la principale causa di morte di bambini e adolescenti in tutto il mondo.
Quest’anno, in particolare, la campagna di sensibilizzazione verte su due temi principali: no more pain (nessun’altra sofferenza) e no more loss (nessun’altra perdita).
Tra tutti i giovani a cui viene diagnosticata una forma di tumore ogni anno (le forme più comuni sono leucemia, tumore al cervello, linfoma, neuroblastoma e tumore di Wilms), nei Paesi ad alto reddito circa l’80% di essi riesce a sopravvivere, ma la percentuale si abbassa all’esiguo 20% nelle regioni meno fortunate della Terra.
Non a caso, uno degli obiettivi futuri del CCI è proprio quello di arrivare, entro il 2030, a raggiungere il 60% di guarigioni a livello globale, una percentuale doppia rispetto a quella attuale, abbattendo il grande divario tra Paesi in via di sviluppo e quelli ad alto reddito.
Le armi principali per farcela sono nelle nostre mani, dobbiamo solo comprenderlo appieno: consapevolezza, sensibilizzazione, diagnosi precoce, prevenzione.
E voi, siete pronti a diffondere il messaggio?
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