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Crazy: rimuovere il limite alla follia

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Uptown Funk” – Mark Ronson, Bruno Mars

Cosa accadrebbe se la follia creativa, di diversi artisti internazionali, esplodesse lungo le aule ed i corridoi del rigido e classicheggiante Chiostro del Bramante?

È da questa domanda che nasce Crazy – La follia nell’arte contemporanea, una mostra curata da Danilo Eccher e seguito delle precedenti Love, Enjoy e Dream.

“I have traveled through madness to find me.”
-Sun Yuan & Peng Yu

Finalmente, anche il mio tratto della personalità preferito riceve il trattamento che merita, con un’esposizione di ben 17 installazioni diverse; simili solo nella capacità di rendere, chi osserva l’opera, arte e persona allo stesso tempo.

Per quanto mi piacerebbe parlare di tutte le opere esposte, preferirei lasciare che siate voi ad esplorare i corridoi del Chiostro, per poi scoprire quanto sia profonda la tana di questo strano Bianconiglio.

Io intanto mi limiterò a descrivere -giuro che proverò a farlo brevemente- le mie due preferite, così da darvi comunque un’idea di ciò che vi aspetta.

Meteor

“Qualsiasi posto esso sia lasciamoci andare a un gesto di evasione: alziamo lo sguardo per andare oltre lo scorrere piatto dell’esistenza.”
-Anne Hardy

La prima installazione di Crazy di cui vi voglio parlare è quella immortalata nella foto qui sopra. Una stanza al cui interno ci sono, semplicemente, una sedia ed una scrivania, con diversi sassi, fagioli e fili sparsi qui e là -come mangime per galline, direbbe mia nonna-.

A prima vista è simile al cuore della mia ex, ovvero vuoto, freddo e poco accogliente, a tratti quasi perturbante, capace di provocare un senso di ansia o di leggero panico. 

Chi ha l’occhio più acuto l’avrà però già notato: sul soffitto è presente un’apertura, come se vi fosse una mansarda, al cui interno un gioco di luci e specchi catturerà, probabilmente per diversi minuti, il vostro sguardo

È proprio questo dettaglio la meraviglia dell’opera: il viaggio che la vostra testa farà nell’immaginare un ipotetico “piano superiore”, ed il suo possibile contenuto.  

Topoestesia – Itinerario programmato

“Per pigrizia mentale molti chiedono all’artista la fabbricazione di oggetti fermi: così, per anni, gli ambienti si sono riempiti di tavole e manichini.”
-Gianni Colombo

L’autore della seconda opera di Crazy, l’italiano Gianni Colombo, aveva invece in mente qualcosa di molto diverso: creare un’opera nella quale l’occhio di chi osserva è sempre attivo, in movimento lungo il perimetro di ciò che si riesce a vedere, venendo continuamente stimolato da luci e ombre.

Questa sorta di “corridoio-discoteca” è, a mio modestissimo parere, l’opera più divertente da vivere all’interno della mostra. 

Come detto, le installazioni permettono a noi osservatori di entrare nell’opera; immaginate dunque le sensazioni che provereste nel camminare in uno spazio buio, a tratti interrotto da lampi colorati, lungo un pavimento irregolare, inclinato ed imprevedibile. 

Qui purtroppo termina il nostro breve viaggio onirico; spero che la curiosità, l’interesse e la voglia di fare delle foto invidiabili per instagram vi spingano a visitare questa mostra, così unica ed imperdibile -anche perché se Roma si gode i suoi 50 gradi all’ombra, dentro al Chiostro ne fanno almeno 20, quindi eccovi un altro motivo in più per andarci-.

Scritto da: Alessandro 5A